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mercoledì 17 luglio 2024

Per le forze dell'ordine è davvero più semplice accedere a uno smartphone bloccato?

• Negli ultimi anni sono apparse numerose soluzioni per le analisi forensi di dispositivi mobili, che consentono alle forze dell'ordine di condurre indagini su dispositivi dei sospetti, anche quando i telefoni sono protetti da password.

• Il caso dell'attentato a Trump dimostra come gli strumenti di sblocco dei dispositivi mobili come iPhone siano ormai ampiamente diffusi e utilizzati dalle forze dell'ordine, sollevando importanti questioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati degli utenti.

• L'ampio ricorso alla cifratura per la protezione dei dati memorizzati nei dispositivi mobili complica le indagini e il successo della procedura di sblocco dipende da diversi fattori, tra cui la complessità della password, il tipo di smartphone, la versione del firmware e lo stato del dispositivo (acceso o spento).

• In Italia, le Forze dell'Ordine e i Consulenti Informatici Forensi utilizzano diverse soluzioni per l'analisi dei dispositivi mobili, tra cui Cellebrite, Magnet/Grayshift, Elcomsoft, Oxygen e Passware, ma anche soluzioni minori o script ad hoc.

• I sistemi più performanti e potenti sono in genere riservati alle Forze dell'Ordine o ai Periti Informatici Forensi che operano in ambito di perizie informatiche per Procura o Tribunale, ma esiste la possibilità di ottenere l'accesso agli strumenti anche in ambito di eDiscovery aziendale o privata sotto particolari condizioni.

• È fondamentale che le autorità raggiungano un compromesso tra le esigenze di sicurezza pubblica e il rispetto della privacy individuale, mentre le aziende produttrici di dispositivi mobili dovranno continuare a lavorare per incrementare il livello di sicurezza dei loro dispositivi e aumentare la resilienza ad attacchi informatici.