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venerdì 23 marzo 2018

Così puoi bloccare le app a cui hai regalato i tuoi dati attraverso Facebook.

E sono molte più di quanto pensi

D’ora in poi, forse, presteremo più attenzione ai post in cui si promette “scopri a quale Vip assomigli”.

Di solito, una volta cliccato sul link si viene indirizzati a una pagina web o a una app che, per “fornirti la risposta più veritiera possibile” ti chiede di connettersi al tuo profilo Facebook, ma solo per un attimo, solo per sapere un paio di cosette, promesso.
Al contrario, sono tantissimi i siti che richiedono una registrazione e, con la scusa di snellire la procedura, ti propongono una registrazione via social network.

Nel momento in cui si accetta questa procedura, si accetta di fornire al sito, o alla app, qualche dato proveniente dal social scelto, che molto spesso è Facebook.

Fino al 2015 Facebook non era troppo chiara sui dati a cui dava l’accesso – qui una lista completa di cosa raccoglie – poi, proprio perché qualcuno come i produttori di FarmVille sembrava approfittarne, si è deciso di prestare più attenzione.

Così Facebook si riserva di fornire la maggior parte dei dati attraverso un controllo preliminare e i siti e le app che sfruttano Facebook per velocizzare le procedure di accesso ora specificano, più o meno precisamente, quali dati personali richiederanno alla piattaforma social, dando anche la possibilità all’utente di scegliere di escluderne qualcuno, ma non tutti.

Ci sono una serie di punti interrogativi in questo interscambio di dati personali: chi legge con attenzione quali dati vengono richiesti?

Chi li seleziona?

E, soprattutto, chi si ricorda a quali app o siti accede con i dati di Facebook, o di altri social come Twitter, Instagram, LinkedIn?

Ancora, quanti sono in grado di capire dove andare a reperire queste informazioni?

Oggi, che, grazie al Facebookgate e al pasticciaccio di Cambridge Analytica, finalmente l’opinione pubblica ha l’opportunità di capire che tutto quello che condivide sul web può diventare merce di scambio a fini commerciali o che, peggio, può influenzare scelte politiche, oggi più che mai Internet non ammette ignoranza

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