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lunedì 7 gennaio 2019

Le nuove armi del terrore. I cellulari "fantasma"

La telefonia mobile in Africa è un settore che sembra non conoscere crisi.
Secondo un rapporto della International Telecommunication Union (ITU), dal 2000 a oggi gli utenti sono aumentati di quasi otto volte, circa 900 milioni di persone su una popolazione continentale di 1,2 miliardi. 
In buona parte dell'Africa nera purtroppo non serve alcun documento per acquistare una scheda telefonica.
Le sim card, principalmente di compagnie come la francese Orange e la sudafricana MTN, vengono vendute ai semafori, nei mercatini, dagli ambulanti sulle spiagge.
L'acquisto in anonimo facilita quindi fenomeni aberranti come lo sfruttamento sessuale dei bambini, la criminalità informatica e la radicalizzazione online. «In quest'ultimo ambito, i social network forniscono a terroristi radicalizzati uno strumento per raggiungere milioni di persone come mai prima d'ora. Hanno nelle loro mani una piattaforma facilmente accessibile attraverso la quale diffondere la propaganda», spiega Houlin Zhao, segretario generale di ITU.
La convenzionale scheda dello smartphone diventa anche strumento per raccogliere fondi e finanziare attività malavitose.
E il caso di M-Pesa, progettato in Kenya nel 2007 e che usa il cellulare come un portafoglio. Trasformando la scheda sim e l'utenza del cellulare in un conto bancario in valuta virtuale, M-Pesa consente di spostare e inviare denaro e si appoggia direttamente all'utenza del cellulare, senza necessità di scaricare app.
Naturalmente M-Pesa è nato per favorire attività lecite, ma si sta trasformando in un pericoloso strumento delle organizzazioni criminali. Le strategie messe in atto da alcuni governi come Camerun, Ciad, Kenya, Nigeria, Somalia, Sudan o Uganda per contrastare la radicalizzazione sono partite con grave ritardo.

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