In particolare la preoccupazione riguarda Facebook, che secondo alcune teorie ci ascolterebbe di nascosto e poi utilizzerebbe i dati raccolti per rivenderli agli inserzionisti pubblicitari.
È una teoria che può sembrare un po’ complottista, eppure è molto diffusa: nel 2016 Facebook ha dovuto smentirla pubblicamente e quando due anni dopo il CEO del social network, Mark Zuckerberg, è stato interrogato dal Congresso degli Stati Uniti in merito al caso Cambridge Analytica, tra le domande che gli sono state rivolte ce n’è stata anche una riguardante la possibilità che Facebook ascoltasse le conversazioni degli utenti di nascosto.
Anche supponendo che i nostri telefoni siano davvero così potenti da registrarci tutto il giorno, e che Facebook abbia la possibilità di accumulare così tanti dati, c’è un altro problema di cui tenere conto: le comuni conversazioni sono piene di sfumature, di sarcasmo, di non-detti e di doppi sensi, e credere che un’intelligenza artificiale possa capirle per sfruttarle a fini pubblicitari vuol dire, «dare a queste tecnologie più credito (o più paranoia) di quella che meritano».
È una teoria che può sembrare un po’ complottista, eppure è molto diffusa: nel 2016 Facebook ha dovuto smentirla pubblicamente e quando due anni dopo il CEO del social network, Mark Zuckerberg, è stato interrogato dal Congresso degli Stati Uniti in merito al caso Cambridge Analytica, tra le domande che gli sono state rivolte ce n’è stata anche una riguardante la possibilità che Facebook ascoltasse le conversazioni degli utenti di nascosto.
Anche supponendo che i nostri telefoni siano davvero così potenti da registrarci tutto il giorno, e che Facebook abbia la possibilità di accumulare così tanti dati, c’è un altro problema di cui tenere conto: le comuni conversazioni sono piene di sfumature, di sarcasmo, di non-detti e di doppi sensi, e credere che un’intelligenza artificiale possa capirle per sfruttarle a fini pubblicitari vuol dire, «dare a queste tecnologie più credito (o più paranoia) di quella che meritano».
Qualcuno potrebbe obiettare che sistemi di riconoscimento vocalecome Siri, Alexa o Google Assistant esistono e capiscono il linguaggio umano, ma questi si attivano solo al pronunciamento di alcune parole chiave – “Hey, Siri”, “Alexa”, “Ok, Google” – mentre Facebook dovrebbe attivarsi per milioni di parole chiave, e potere così inquadrare ogni utente in una categoria pubblicitaria.
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