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lunedì 24 settembre 2018

Truffe via email e sextorsion ai tempi del Bitcoin

Un nuovo raggiro diffuso via email chiede alle vittime di pagare un riscatto in Bitcoin per non veder compromessa la propria reputazione.

La minaccia

Un saluto, immediatamente seguito da un monito: il cybercriminale è in possesso dei dati personali e riservati, raccolti mediante l’installazione di un trojan avvenuta durante la visita di un sito pornografico.
Poche righe e si giunge alla minaccia di registrare ogni azione del malcapitato sfruttando la “camera frontale” del dispositivo, per poi inviare il tutto ai contatti, via social network e email. Il tutto scritto in un italiano piuttosto corretto, a differenza di altri tentativi di raggiro, un dettaglio che potrebbe spingere qualcuno a cedere alla tentazione di mettere mano al portafogli.

Il riscatto in Bitcoin

Per la cancellazione viene chiesto il pagamento un riscatto pari a 300 dollari, da versare in Bitcoin su un portafogli specifico e indicato nel testo.
C’è anche il ticchettìo un conto alla rovescia: due giorni di tempo dall’apertura del messaggio per completare il trasferimento della criptovaluta, altrimenti tutti verranno messi a conoscenza delle proprie azioni. Al termine tre punti esclamativi, per gradire.

La bufala

Si tratta ovviamente di una truffagià circolata in altri paesi all’inizio dell’estate e che oggi si sta diffondendo a macchia d’olio anche in Italia.
Un tentativo di sextorsion a tutti gli effetti, che fa leva sul timore di veder diffuse informazioni imbarazzanti o compromettenti riguardanti la propria persona. Una dinamica collaudata nel corso degli anni, di cui ancora il mondo online sembra non essere in grado di liberarsi.

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