
Più internet e meno tv, dunque: per informarsi e guardare contenuti video gli utenti si siedono davanti al computer, cercano on line o utilizzano supporti mobili multimediali - coi cellulari di ultima generazione in prima fila - mentre perde appeal la trasmissione via cavo o satellitare.
Sempre secondo la ricerca, l'81% dei consumatori interpellati vede già - o sarebbe pronta a farlo - contenuti video sul pc. Il 23% lo fa utilizzando gadget portatili multimediali. Il 18% ha un abbonamento ad un quotidiano on line. La conoscenza, l'informazione, insieme alle occasioni di svago e a molte esperienze culturali, viaggiano ormai sulla rete: «Internet sta diventando la principale fonte di entertainment del pubblico - ha commentato Saul Berman, di Imb Media & Entertainment Strategy - e soprattutto tra i consumatori dai 18 ai 34 anni la televisione sta perdendo terreno a favore del telefono cellulare e del pc».
In molti hanno già lasciato la televisione per tuffarsi nel mondo di internet e delle sue innumerevoli possibilità. Il 9% degli inglesi e degli australiani insieme al 7% degli statunitensi hanno pubblicato sul web contenuti videouser generated. Una fetta tra il 20 e il 35% degli intervistati ha inoltre dichiarato di contribuire ai siti di social networking. La motivazione non è legata a scopi di lucro, ma soprattutto per spirito di comunità e ricerca. Così la tv perde utenti, mentre li acquistano YouTube, MySpace, Facebook.
Il cambiamento nelle abitudini dei consumatori ha incidenza sul mondo della pubblicità legata ai contenuti video e di informazione. Secondo Ibm non è più pensabile di sottovalutare il fenomeno: le agenzie di pubblicità dovranno diventare veicolo di notizie per utenti abituati alla multimedialità e all'interattività. Bill Battino, del settore comunicazione di Ibm Global Business Services, non ha dubbi: «Gli operatori dei media e dell'entertainment dovranno trovare strade più efficaci per diffondere messaggi pubblicitari permission based e relativi servizi di rating basati sul feedback dei consumatori». La strada del marketing one to one è segnata.
di Sara Deganello
