«Amazon, è
uno dei colossi del commercio elettronico». Molte volte abbiamo sentito
affermazioni simili a questa. Una frase che però, seppure non
sbagliata, fotografa in maniera incompleta il business del gruppo di
Jeff Bezos. Anzi: per alcuni sarebbe addirittura fuorviante. Come
rendersene conto? Un metodo è quello di analizzare i bilanci societari.
In particolare: guardare, dapprima, alla composizione dei ricavi e della
redditività. Poi, trarre le conclusioni.
L’analisi di Bilancio
Proprio di recente Amazon ha
pubblicato i dati sul primo trimestre del 2018 ( modello Form 10-Q). Si
tratta di numeri che, se confrontati con il bilancio del 2017 (modello
Form 10-k), non offrono alcuna soluzione di continuità qualitativa con
quelli di quest’ultimo documento. In tal senso, quindi, possono essere
utilizzati come spunto per l’analisi.
Già, l’analisi. Cosa salta fuori, allora, dalle scritture contabili?
La società, tra le altre cose, divide i ricavi nel seguente modo: North America, International e Amazon Web Services (AWS).
La prima area operativa consiste essenzialmente dei guadagni, in Nord
America, realizzati via Internet o nei negozi fisici (si ricordi
l’acquisizione della catena Whole Foods) grazie alle vendite retail di
prodotti, inclusi quelli di proprietà di terzi. A questo fatturato si
aggiungono poi gli abbonamenti sui siti focalizzati sempre sul Nord
America. La seconda (l’International), invece, riguarda le medesime
attività ma concretizzate fuori dal Nord America. Infine c’è il terzo
segmento operativo. Appannaggio dell’AWS sono le vendite globali di
servizi, essenzialmente su cloud computing, legati a molte
attività: dall’attività di calcolo ed elaborazione dati fino all’analisi
degli stessi o alla gestione di database (per citarne alcune). Il tutto
offerto a imprese, agenzie governative, startup e istituzioni
accademiche.
I ricavi arrivano soprattutto dal commercio elettronico...
Ciò detto, nel primo trimestre del 2018, la divisione dei ricavi era la seguente:
il Nord America ha generato 30,725 miliardi di vendite nette;
l’International ha realizzato 14,875 miliardi di vendite nette;
l’Aws ha, infine, contribuito con 5,442 miliardi di vendite nette.
Insomma,
dai dati sopra riportati si evince che in linea di massima Amazon
realizza la maggiore parte del suo giro d’affari tramite l’e-commerce e
le attività ad esso strettamente legate. Cioè, da un lato l’affermazione
iniziale viene confermata; e, dall’altro, l’area dei servizi web pare
non così rilevante.
...ma sono i servizi cloud e sul web a fare guadagnare
La
conclusione tuttavia non è corretta! Per rendersene conto bisogna andare
a guardare il risultato operativo delle tre aree interessate:
la redditività del Nord America si è assestata a 1,149 miliardi;
le attività internazionali, al contrario, sono contraddistinte da una perdita (il rosso è di 622 milioni);
l’Amazon Web Services, infine, vanta un’utile operativo di 1,4 miliardi.
Vale a dire:
sono i profitti del mondo dei servizi sul web, essenzialmente il cloud
computing, a fare guadagnare Amazon. Altro che e-commerce. Jeff Bezos
riesce ad avere la sua profittabilità a livello di bilancio consolidato
grazie soprattutto all’AWS. È lo stesso ceo e fondatore del gruppo a
sottolinearlo: «AWS - dice il manager- aveva un vantaggio» grazie al
fatto di essere partiti in anticipo. Poi «ha trovato dei competitor ma
non ha mai rallentato». Con il che «i servizi di AWS sono di gran lunga i
più evoluti e i più ricchi dal punto di vista funzionale». Insomma, la
rilevanza di AWS è nei numeri. Come peraltro mostra lo stesso bilancio
del 2017: il Nord America ha realizzato un utile operativo di 2,837
miliardi; l’International è in perdita di 3,06 miliardi; l’AWS ha più
che controbilanciato il tutto con 4,33 miliardi di “operating income”
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