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domenica 19 aprile 2009

«Inondiamo i discografici di mail» La protesta riparte dai blog

Su Facebook in 126 mila per «Free the Pirate Bay». L'attore Fry su Twitter: sto con loro

Innanzitutto la solidarietà, perché i ragazzi di Pirate Bay «sono simpatici» e «rappresentano una nuova idea di rivoluzione». Poi la protesta, perché «cercare di imporre regole alla rete è un po' come pretendere di violare le leggi della fisica». A seguire la voglia di reagire con un'azione eclatante, in stile net strike, la protesta elettronica collettiva: «Inondiamo di mail le case discografiche che ora gongolano». Infine il ritorno alla realtà: «Non cambierà nulla, già oggi in rete ci sono molti altri spazi e altre piattaforme per chi vuole condividere file e documenti». La sentenza di condanna per i «Pirati» ha messo in movimento il web.


SOCIAL NETWORK - Nei principali social network, non appena la notizia si è diffusa, è diventata l'argomento più gettonato. Il motore di ricerca di Facebook, digitando il nome del motore di ricerca incriminato, recupera 425 voci. E tra queste, in cima alla lista, piazza «Free The Pirate Bay», un gruppo che è arrivato a sfiorare i 126 mila iscritti, di cui più di 3.500 aggiuntisi ex novo solo nella giornata di venerdì. Su Twitter, il sito di microblogging che consente agli utenti di pubblicare messaggi lunghi fino a 140 caratteri, i minipost dedicati alla sentenza di Stoccolma si sono susseguiti a ciclo continuo nella timeline generale, facendo sì che Peter Sunde e la sua ciurma raggiungessero presto la vetta dei «trending topics», gli argomenti più in voga del momento, scalzando dal top Susan Boyle, la «bruttina dalla voce d'usignolo» (una donna inglese che ha ottenuto un successo planetario partecipando a uno show in stile Corrida) che da alcuni giorni stava letteralmente facendo impazzire il web. E non è tutto: la video conferenza stampa messa online dai curatori del sito ha toccato le 210 mila visualizzazioni nello spazio di poche ore. Numeri ancora parziali, che per questioni di fuso orario ancora non tengono conto di tutte le reazioni dagli States. Ma che danno comunque il senso della portata della decisione dei giudici svedesi.