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giovedì 19 giugno 2008

Febbre da «casual game» L’antistress sulla Rete

Primiera, colore, scopa. Chi non ci ha mai giocato ? Magari al tavolo con il nonno. Perché era divertente e aveva regole semplici. Ogni momento era buono per tirare fuori le carte. Non lo sapevamo, ma già allora eravamo alle prese con un «casual game». Una tendenza che oggi torna prepotente. Certo le carte sono virtuali e il tavolo si è trasformato in una schermata di Internet. La sostanza, però, resta la stessa: rilassarsi. Insomma divertirsi giocando a carte, biliardo, scarabeo, poker (con soldi rigorosamente virtuali). Ma anche a battaglia navale, giochi matematici, quiz o gli intramontabili «sparatutto» (chi non ricorda il mitico «Space invaders»?). In Europa oggi sono 80 milioni le persone che inciampano sui siti di casual games come Fueps.com, che propone anche una carta (la Fuep card plus) per partecipare ai concorsi dove si vincono auto e computer.
In Italia sono 7 milioni. Un’utenza che impone una figura di giocatore virtuale più «soft» e meno «smanettona ». Di quegli 80 milioni, infatti, 74 sono composti da over 30.
La maggior parte sono impiegati, che hanno vissuto l’alba del computer, ma che hanno ancora vivo il ricordo dei giochi di società. Si gioca per divertirsi, ma così facendo si abbassa la tensione. Un gesto che non è sfuggito ai ricercatori della East Carolina University. Loro il fenomeno lo hanno studiato «scoprendo — dice il professor Carmine Roussillon — che questi giochi hanno un valore terapeutico». E come nella scopa, anche qui il gioco è un pretesto per intrecciare amicizie. L’ultima frontiera del «casual game» è il «social». Si tratta di siti dove l’utente può costruirsi un «avatar», ovvero un proprio profilo. E così si gioca e ci si conosce. Magari per ritrovarsi alla sera davanti a un bicchiere di vino, rosso e per nulla virtuale.