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venerdì 1 febbraio 2008

"Craccato" un iPhone su quattro.

Scomparsi. Ben 1,7 milioni di iPhone su 3,7 venduti nella seconda metà del 2007. Ma non sono stati rubati. Invece, sono stati regolarmente comprati, secondo gli analisti che hanno fatto le pulci ai conti di Apple, l'azienda californiana famosa per i suoi Mac e iPod, ma non sono mai stati attivati. Secondo alcuni analisti, è questa debacle il motivo per il quale il titolo di Apple ha continuato a perdere in Borsa dai massimi del 2007 (aveva raggiunto quota 200 dollari) arrivando al minimo di 130 dollari, cioè -34%, ben al di sotto della caduta del 13% dell'indice Nasdaq, dove la rappresentanza di titoli hi-tech è molto forte. Ma c'è anche chi sostiene, come Shebly Seytafi, analista di Caris & Co, che le vere preoccupazioni su Apple sono per un rallentamento delle vendite e quindi di un futuro rallentamento della produzione (effettuata in Estremo Oriente). Gli iPhone "mancanti", secondo questa tesi, giacerebbero per la maggior parte invenduti negli scaffali delle catene retail (quella di Apple stessa e quella di At&T, il carrier statunitense che vende in esclusiva per cinque anni l'apparecchio). Ma un'altra tesi, altrettanto inquietante visto l'imminente arrivo dell'apparecchio anche in Italia dopo che in Francia, Germania e Gran Bretagna è già commercializzato con un contratto in esclusiva, è che in realtà i telefoni non siano negli scaffali ma nelle tasche dei consumatori. Che li hanno sbloccati svincolandoli, grazie a software non completamente legali disponibili su Internet, dall'esclusiva con gli operatori.

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