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venerdì 22 maggio 2009

Plagio sul New York Times, il mea culpa di Maureen Dowd

La giornalista si giustifica per aver riportato, nel suo articolo di domenica, un testo tratto da un noto blog senza citarne l'autore, Josh Marshall: “Non sapevo che quelle parole fossero sue”

Si chiude con un’e-mail di scuse il caso di plagio che ha scosso il New York Times: Maureen Dowd, curatrice della rubrica “On Washington”, ha scritto al blog d’informazione politica The Huffington Post per spiegare come mai, nell’articolo pubblicato domenica sul prestigioso quotidiano della Grande Mela, abbia citato parola per parola il blog Talking Points Memo di Josh Marshall, senza segnalare la fonte di quanto riportato.

Dowd, premio Pulitzer nel 1999 e firma fra le più note del NY Times, sostiene di non aver mai letto direttamente il testo di Marshall, il cui blog - nato come centro di “informazione collaborativa” dal basso - è stato nominato dalla rivista Time “miglior blog” del 2009: sarebbe stato un amico a riportarle un’opinione del blogger, che lei avrebbe deciso di inserire nell’articolo incriminato, senza sapere chi fosse il reale autore di quel pensiero.
“Chiaramente, il mio amico deve aver letto Josh Marshall, ma non me lo ha detto”, si è giustificata Dowd: dichiarazione che però non spiega perché il pensiero di Marshall sia stato riportato dalla giornalista esattamente con le stesse parole utilizzate nel post originale.

Nel contributo per il Times - una dura critica all’amministrazione Bush, accusata di aver utilizzato sistemi di interrogatorio al limite della tortura per giustificare e sostenere la guerra contro l’Iraq -, è contenuto questo breve paragrafo: “La sequenza degli eventi (della guerra in Iraq) solleva sempre più una domanda: perchè, se la tortura doveva servire a prevenire gli attacchi terroristici, è stata applicata soprattutto durante il periodo in cui la combriccola di Bush era in cerca, essenzialmente, di informazioni politiche che giustificassero l’invasione dell’Iraq?”.
Delle 45 parole che, in lingua originale, costituiscono la versione di Dowd, ben 42 sono identiche a quelle utilizzate da Marshall nel suo post: identica la scelta dei termini, identica la sequenza in cui sono stati utilizzati, identica anche la punteggiatura. I due paragrafi differiscono solo nel riferimento alla “combriccola di Bush”, assente nello scritto di Marshall, che usa, al posto dell’espressione accusatoria verso l’ex presidente e i suoi, un “noi” che sembra piuttosto convolgere tutti gli americani.

“Stiamo correggendo l’errore sul web, per segnalare correttamente la paternità di Josh, e domani aggiungeremo una nota, oltre che una correzione formale”, ha concluso Dowd: la rettifica è effettivamente comparsa ieri sul New York Times, ma l’ombra di un poco onorevole “copia-incolla” rimane.