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mercoledì 4 novembre 2009

Costretti alla mail Doc, la dura vita da forzati con obbligo di internet

Povera casalinga di Voghera. Immaginatevela seduta davanti al computer in preda al panico da tastiera, mentre cerca di capire perché il suo medico di fiducia non le scriva più i certificati sul caro (in tutti i sensi) foglio di carta bianca.


Il suo certificato, infatti, sarà presto solo telematico.
E arriverà per posta elettronica.
Cioè su Internet, con buona pace della nostra vecchia amica che di pc e modem non ne sa un tubo.


Questa è solo una delle ultime nuove sulla rivoluzione informatica avviata dal ministero dell'Innovazione negli ultimi anni.
Effetti della legge 2/2009, che obbliga avvocati, medici e gli altri professionisti a dotarsi entro dicembre di un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) con cui spedire messaggi dal valore legale di una raccomandata. Un processo giudicato necessario per agevolare le comunicazioni al cittadino e risparmiare tempo e denaro.

Probabilmente è vero. Ma non per tutti gli italiani l'invasione dell'on-line è un cambiamento in positivo.
Comunicare con il proprio avvocato, leggere la Gazzetta Ufficiale, pagare le tasse, ascoltare il proprio gruppo musicale preferito (i Radiohead, per esempio, hanno annunciato che pubblicheranno brani solo via Internet), vincere soldi al poker, iscriversi a un esame all'università.
 
Tutte azioni che l'italiano medio compie senza problemi da una vita.
Da molto tempo prima che arrivasse Internet.
Eppure già da oggi per continuare a svolgere queste semplici operazioni è necessario avere dimestichezza con mouse e connessioni.
 
Il Giornale.it