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mercoledì 23 gennaio 2008

Podcasting ... un'altra Internet-delusione?

Annunciato come una rivoluzione nel modo di acquisire informazioni, il fenomeno del podcasting rischia di rimanere, secondo il parere d'alcuni autorevoli esperti, solamente una promessa con grande potenziale che resterà però confinata in nicchie di mercato.
Ideato nel 2000 e partito con grandi speranze dagli Stati Uniti, il podcasting presenta un trend di diffusione che non sembra più tanto positivo, soprattutto se comparato con le radio, il mezzo di comunicazione che appariva più minacciato dalla nuova tecnologia.
Stando ad una recente stima, il numero degli utenti che durante il 2008 ne usufruirà sarà inferiore agli otto milioni, un risultato magrissimo di fronte all'audience su cui possono contare, ad esempio, le stazioni radio attive sul territorio americano (circa 200 milioni d'ascoltatori).
In aggiunta, secondo uno studio di Universal McCann pubblicato lo scorso anno, tra le tecnologie Web 2.0 l'impatto reale sia dei podcast che dei feed RSS è risultato non essere eccelso e in ogni modo assai inferiore alle attese. Appena il 17,4% degli utenti ha, infatti, dichiarato di scaricare ed ascoltare abitualmente i podcast, mentre una percentuale poco superiore (esattamente il 20%) si avvale della tecnologia RSS per selezionare i contenuti d'interesse provenienti dalla rete.
Come noto, un podcast è semplicemente una registrazione audio online fruibile sotto forma di file digitale che può essere ricevuta anche mediante un feed RSS tramite un collegamento ad uno specifico sito Internet. Ed è proprio questo aspetto, secondo i sostenitori della tecnologia, a generare confusione circa la sua reale diffusione.
Per creare un podcast, infatti, non è necessario fare altro che convertire in un formato appropriato, generalmente Mp3, il flusso audio desiderato, ma se l'Mp3 in questione non è integrato in un feed RSS allora tecnicamente non è un vero podcast. “Quanti siti mettono a disposizione degli utenti unicamente le tracce audio dei loro contenuti?” – si domandano i sostenitori della tecnologia.
E' ancora difficile affermare se veramente l'esistenza del podcasting è come se fosse attaccata ad una macchina di respirazione artificiale, come metaforizzato dall'opinionista Alexander Wolfe, visto soprattutto i dati contrastanti citati dalle parti in causa.
Di certo il fenomeno aveva contribuito ad alimentare moltissime speranze fra le aziende ed aprire nuovi orizzonti di business, grazie alla moltitudine d'impieghi a cui i podcast si possono prestare. Gli utenti mobili potrebbero, ad esempio, utilizzare questa tecnologia per scaricare le news d'interesse ed ascoltarle attraverso un qualsiasi dispositivo atto alla riproduzione di suoni compatibile con il formato mp3.
L'utente avrebbe in pratica il controllo sui contenuti a cui desidera accedere, avendo, di fatto, la possibilità di scegliere la programmazione a lui più consona ed ascoltarla dove e quando vuole.
Per le aziende questa rappresenta un'opportunità irripetibile. Gli usi e le applicazioni nell'ambito del marketing aziendale sono, infatti, infiniti e solamente limitati dalla fantasia.
Per fare degli esempi, i podcast potrebbero essere utilizzati per rendere noti i bollettini periodici circa l'andamento economico di una compagnia, promuovere nuovi prodotti o ancora distribuire notizie di varia natura concernenti il proprio business.
Mentre in Europa il podcasting è poco utilizzato, negli USA molti siti insistono nell'avvalersene a dispetto di tutte le voci critiche.
Resta senza risposta il dilemma: i problemi nascono dalla disattenzione degli utenti o dall'inefficacia della tecnologia?

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