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lunedì 16 luglio 2007

I virus informatici compiono 25 anni. Odiati e combattuti, avranno lunga vita

Venticinque anni sono una bella età, ma a fare gli auguri al festeggiato in questo caso saranno in pochi. È trascorso un quarto di secolo, infatti, dalla creazione del primo virus informatico. A celebrare l'anniversario è la rivista Science, in un articolo scritto da Richard Ford, dell'istituto di tecnologia della Florida, ed Eugene Spafford, della Purdue University.
Nel 1982, uno studente di un liceo di Pittsburgh creò "Elk Cloner", il primo esempio di software dannoso, che si diffondeva attraverso lo scambio di floppy disk. Al tempo, sembrò per lo più irritante. Una notizia curiosa, ma a preoccuparsi furono in pochi. Quasi nessuno fu in grado di predire i danni miliardari che i virus avrebbero prodotto in questi 25 anni. Ancora meno immaginarono i guadagni che sarebbero derivati dalla sempreverde industria dell'antivirus. Oggi i virus informatici hanno tutta l'aria di voler vivere a lungo e diventare sempre più insidiosi.
Virus celebri. Sottovaluti alle origini, i virus informatici si sono presto radicati nell'immaginario (e non solo) di ogni possessore di computer. Uno spauracchio sempre presente. Non ebbero bisogno di molti anni, infatti, per cominciare a far parlare di sè. Nel 1988, "Morris Worm" si diffuse in tutto il mondo infettando la rete Internet che muoveva i primi passi. Qualche anno dopo, il 6 marzo del 1992, l'epidemia mondiale scatenata dal micidiale virus Michelangelo fece danni per miliardi di dollari. Senza dimenticare i più recenti Code Red, e poi Nimda e Melissa. Se all'inizio, però, erano solo un inconveniente molto fastidioso, nel tempo, i "malware" sono diventati programmi pericolosi, che si diffondono rapidamente attraverso la posta elettronica e il cui principale obiettivo è diventato il cosiddetto phishing, ossia il furto di informazioni riservate, come i codici delle carte di credito. Un'impresa criminale in piena regola con crescenti ricavi economici. Considerevoli come le risorse investite nella creazione di questi programmi spia.
Soluzioni e falsi miti. Purtroppo, anche dopo un quarto di secolo non sembra essere vicina la fine di questi pericolosi invasori. I sistemi informatici, sempre più complessi e ricchi di funzioni risultano, secondo Ford e Spafforf, spesso più vulnerabili agli attacchi. L'opinione corrente vorrebbe che "i virus fossero solo un problema Microsoft". I Mac, per esempio, non sembrebbero soffrirne così tanto. Così come i sistemi operativi Linux e Unix sarebbero più sicuri di Windows. Un falso mito. Per i due studiosi americani, infatti, "nessun sistema è completamente immune". Di sicuro, pesano alcune scelte strutturali dei prodotti Microsoft. Ma, "non c'è dubbio che se i sistemi Mac e Unix fossero dominanti, verrebbero attaccati più frequentemente". Il problema, dunque, non si riduce alla sola scelta della piattaforma operativa.
Complessità e rischi. Secondo gli autori dell'articolo di "Science", i moderni computer sono tutto tranne che semplici. La loro crescente complessità deriva dalla "sete tecnologica" dei consumatori. Senza dimenticare l'odierna "ubiquità" dei sistemi informatici. Alcuni telefoni cellulari hanno poco da invidiare ai più potenti portatili. Virus micidiali non tarderanno ad arrivare anche per loro, di pari passo con la crescente possibilità di connettersi ovunque. Più funzioni uguale più rischi. È quello che sembrano dimenticare, a volte, consumatori e produttori di tecnologia.
Fattore umano. La scomparsa dei "malware" sembra piuttosto lontana. Nonostante gli sforzi dei ricercatori i computer sono estremamente difficili da proteggere. E gli umani sono spesso "l'anello debole" della catena. Come quando eseguono scrupolosamente gli ordini che gli provengono da falsi programmi di sicurezza. E per i limiti della natura umana non ci sono rimedi a breve termini, sottolineano molti ricercatori. Non resta dunque che dare appuntamento al prossimo anniversario, cari virus.