
«Facebook non può sottrarsi alle regole del diritto comune – spiega Giuseppe Conte, professore di diritto privato e avvocato esperto di privacy e comunicazioni elettroniche - e gli utenti dei social network non possono invocare la spazialità virtuale quale esimente per le loro affermazioni e i loro comportamenti.
La tutela dei beni morali e, più in generale, dei diritti della personalità non viene sospesa nello spazio telematico». Il messaggio è chiaro e le conseguenze non si sono fatte attendere.