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giovedì 18 giugno 2009

L’imminente arrivo di Windows 7 ripropone il dilemma: migrare, rinviare o cambiare?

Negli ultimi tre anni, nell’era di Windows Vista, il team di sviluppo di Microsoft ha lavorato duramente per trasformarlo, rispetto alla versione iniziale, in un sistema operativo un po’ meno problematico sotto il profilo della compatibilità e delle performance.
Come noto, a suo tempo, molte aziende si sono messe in una posizione d’attesa ed è molto probabile che – a furia di rinvii - ora guardino con interesse a Windows 7 che, in effetti, è ormai “quasi pianificabile” come progetto IT di migrazione visto che il suo iter di completamento definitivo ormai richiede (tolte le ferie) solo poche settimane d’attesa visto che la data del rilascio finale è stata fissata al prossimo 22 Ottobre.
Almeno un beta tester su tre fra coloro hanno avuto modo di provare a fondo l’attuale versione preliminare RC (Release Candidate) è dell’opinione che il sistema operativo potrebbe addirittura essere rilasciato senza dover apportare altre migliorie, anche se è naturale attendersi qualche piccola variazione da qui al momento del lancio dell’edizione finale (denominata stable).
Per chi si pone il problema di trovare una giustificazione economica ad un progetto di questo genere i conti (ed anche i confronti con la concorrenza) non sono facili dipendendo molto dalle esigenze interne di ciascuna realtà aziendale.
Chi non avesse grossi problemi di migrazione in termini di conoscenze tecniche, dovrebbe anche valutare che le varie distribuzioni Linux negli ultimi anni sono cresciute in termini di funzionalità, mantenendo inalterato il loro punto di forza principale, ciò che da sempre le contraddistingue dalle soluzioni rivali, ovvero la capacità di girare su hardware PC dai requisiti modesti per cui, in qualche caso, si potrebbero ottenere dei miglioramenti di performance senza nemmeno dover cambiare l’hardware.
Il dilemma che si pone, soprattutto nelle aziende colpite dalla crisi e che non hanno budget per ipotizzare un passaggio a Windows 7, è il seguente: nel medio termine è meglio prepararsi ad un graduale passaggio ad un sistema operativo più leggero come Linux oppure conviene attendere tempi migliori per passare poi al più “pesante” Windows 7? Se non ci sono i budget per passare a Windows è però probabile che non ci siano nemmeno quelli per sostenere i costi di migrazione fra due ambienti così diversi.
Indubbiamente ogni soluzione ha i suoi pregi ed i suoi difetti. Bisogna anche considerare che gli utenti non vedono assolutamente di buon occhio i cambiamenti, in particolare quelli drastici, come si configurerebbe un passaggio al mondo open source. L’esperienza dei netbook, dove l’utente vuole tassativamente l’ambiente Windows lo sta chiaramente dimostrando.
Il problema principale di molti IT manager è comunque quello di stabilire dei criteri di valutazione di due ambienti così eterogenei in relazione alle esigenze aziendali.
Considerata l’enorme base d’installazione di Windows, il fatto che la beta pubblica di Seven sia già stata scaricata e testata (senza problemi d’incompatibilità) da centinaia di migliaia di utenti, rappresenta di per sé un buon indice del prevedibile successo del prodotto, per cui, è facile pensare che chi ha fretta e non ha problemi di budget probabilmente opterà per questa strada per cui Seven potrebbe essere, come spera Microsoft, l’”XP killer”.
E’ più controverso il problema per chi non prevede di avere un budget a disposizione ed inoltre non è facile fare un confronto tecnico con Linux per effetto delle differenze fra le varie distribuzioni.
Nel tentare un confronto delle funzionalità complessive, Linux potrebbe essere valutato in base a quelle offerte dalle più note distribuzioni.
Non basta esaminare quelle del kernel, il cuore di ogni distribuzione, perché contiene indicazioni solo sulle migliorie apportate al basso livello (compatibilità, nuovi driver, nuove funzionalità di virtualizzazione, etc..) e non sul fronte applicativo, laddove solo osservando le caratteristiche delle singole distribuzioni si può determinare il grado di efficacia e le funzionalità offerte da ciascun fornitore. Scegliere una distribuzione poco nota di un fornitore che poi sparisce potrebbe essere un problema per un’azienda che si troverebbe poi a dover migrare ad un’altra distribuzione.
Sempre più spesso, infine, le innovazioni più interessanti di una distribuzione Linux sono strettamente legate al fornitore della distribuzione. E’ il caso, ad esempio, dei tool di sicurezza e di configurazione di Novell SuSE e Fedora/Red Hat che sono stati sviluppati internamente dalle due società. Nel mondo del pinguino va, inoltre, valutato l’ambito che più interessa. Mentre Red Hat si è creata una buona fama nel mondo delle soluzioni server, Novell SuSE è invece più orientata all’integrazione con le reti eterogenee ed, infine,Ubuntu è un ambiente molto adottato da chi opera principalmente sui desktop.

Windows 7 Vs. Linux: OS Face-Off