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domenica 22 marzo 2009

O sei social o non sei

I network in Rete non sono una moda. Ma la maniera con cui ciascuno di noi si rapporterà sempre di più al resto del mondo. Parla Chris DeWolfe, il fondatore di MySpace



Federico Ferrazza

L'obiettivo, neanche troppo nascosto, è quello di rimpiazzare Google. Ma non tanto nella capacità di ricerca, "perché loro su questo sono i leader", quanto nell'essere sito di riferimento per gli utenti, una sorta di porta d'accesso al Web.
Da sei-sette anni questa porta di accesso, per la maggior parte degli internauti, è appunto Google, ma non è detto che sia una situazione immutabile. A pensarla così è Chris DeWolfe, uno dei due fondatori di MySpace (l'altro è Tom Anderson) e oggi amministratore delegato di uno dei social network più in voga della Rete, di proprietà dal 2005 dell'imprenditore australiano Rupert Murdoch. Al momento MySpace ha circa 200 milioni di utenti, 75 dei quali negli Stati Uniti e in questa intervista rilasciata a 'L'espresso' DeWolfe (42 anni, laurea in economia all'Università di Washington e master in business administration alla University of Southern California) delinea gli scenari futuri delle reti sociali. Un futuro che passa, almeno per il suo MySpace, anche per gli accordi con altre aziende, in pieno spirito 'social'.

DeWolfe, partiamo da qui. Negli ultimi tempi avete stretto accordi in serie con piccole e grandi società dell'intrattenimento digitale. Qual è la partnership più importante?
"Una di quelle più importanti è con Viacom, per la possibilità di avere nuovi contenuti sulla nostra piattaforma. L'idea è quella di trovare nuove forme di distribuzione per i contenuti digitali su Internet, diverse da quelle classiche come la vendita nuda e cruda".

Qualche esempio?
"Vogliamo sviluppare un nuovo modello di business in cui gli utenti siano in grado di fare un upload dei contenuti di Mtv (di proprietà della Viacom, ndr). In questo modo i nostri utenti possono postare liberamente materiale protetto da copyright ma i soldi che fatturiamo attraverso questi contenuti (principalmente grazie alla pubblicità che MySpace 'attacca' a tali contenuti, ndr) sono condivisi con gli autori dei contenuti stessi. Lavorando così cerchiamo di fondere le caratteristiche del copyright con quelle dei media digitali, dando un vantaggio economico agli artisti a cui vengono 'rubati' i contenuti (tutto questo ragionamento vale solo se i contenuti rimangono all'interno di MySpace e non emigrano fuori dalla piattaforma, ndr)".

Attualmente il principale business model dei social network è la pubblicità. Più utenti ci sono, più contenuti viaggiano sul Web e più spazi pubblicitari riuscite a vendere. Prevede che ci possano essere altri modi per fare soldi con le reti sociali?
"Qui bisogna mettersi d'accordo sulla definizione di social network. Che non è solamente un posto dove conoscere e frequentare persone che non si sono mai viste o che già si conoscono. MySpace, per esempio, è diventato uno dei luoghi della Rete dove si può trovare il maggior numero di video o foto. E non sono solo contenuti generati degli utenti, ma anche contenuti professionali che ci vengono forniti da colossi come Nbc o Bbc. Lo stesso avviene per la musica: siamo uno degli archivi più forniti del Web. Detto questo, il modello di business che prevedo per i social network è incentrato sì sulla pubblicità, ma non solamente attorno a contenuti generati dagli utenti. La partnership con grandi gruppi editoriali o con piccoli produttori di contenuti digitali che sfruttino i nostri canali per diffondere i loro materiali è un'altra strada che dobbiamo seguire".

E quindi solo advertising...
"No. Un fattore che dobbiamo tenere in considerazione è quello della telefonia mobile. Il meccanismo di revenue sharing con gli operatori telefonici è, e lo sarà sempre di più, uno degli aspetti fondamentali del nostro business: condividere con i gestori il fatturato generato dal traffico Internet sui siti di social network. E poi c'è l'e-commerce. Le reti sociali possono diventare un grande negozio di oggetti, digitali e non, per mettere in vendita file musicali od oggetti tipici del merchandising".

Da qualche anno MySpace è vicina all'industria musicale. Come mai avete deciso di contraddistinguervi in questo modo?