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martedì 10 marzo 2009

Htc G1 in prova: ecco come funziona il Google phone

L'Htc G1 è un parallelepipedo color antracite, abbastanza piccolo per essere tenuto in tasca ma dal peso non certo piuma. Non è alla moda, anzi, per la verità, assomiglia al classico smartphone business, troppo serio per avere una sua personalità. Anonimo: finché non lo si accende e si inizia a utilizzare Android. Solo a questo punto si vede il G1 sotto un'altra ottica e non lo si vorrebbe più abbandonare. Scompare completamente il design, conquistati dall'interfaccia e dalle funzioni del sistema operativo che Google ha sviluppato per i telefonini.


Basato su Linux, è veloce, efficiente e con soluzioni grafiche interessanti se non innovative. Si interagisce in due dimensioni: dall'alto verso il basso si trascina con un dito l'area delle modifiche; in senso inverso si apre il menù con gli applicativi. Da sinistra verso destra, e viceversa, si accede alle varie sezioni del desktop che comprende i widget, i collegamenti ai programmi più utilizzati e l'accesso alle impostazioni rapide. Tempo di addestramento annullato, le varie funzioni sono proprio lì dove le vorreste, meglio di così?

Di serie c'è Google Maps, Picasa, rubrica, reparto telefonico e Gmail. La configurazione del tutto è di una semplicità estrema: l'unico requisito è avere un account Google. Basta digitare nome utente e password, Android accede a Internet e scarica le impostazioni, sincronizza la rubrica e il calendario e configura il G1 con le vostre preferenze. Certo, dovete avere una connessione dati costante, anche perché gran parte delle applicazioni della piattaforma di Google sono "web based", ovvero hanno bisogno di Internet per funzionare. Verosimilmente Vodafone, la prima in Italia che distribuirà un telefono basato su Android (il Magic, all'epoca G2), avrà un profilo tariffario e un punto di accesso dedicato, così come già oggi avviene per iPhone e BlackBerry. Però tutto funziona in modo trasparente, cioè non ci si rende nemmeno conto che la Grande Rete è il vero cuore pulsante del sistema operativo. Gmail, per esempio, è sostanzialmente lo stesso di quello a cui siamo abituati dal browser: letteralmente identico, con tutte le funzioni del caso. Si possono eseguire ricerche su tutto il database della posta direttamente dal G1 oppure sfogliare le e-mail organizzate tramite le etichette. Solo che i menu sono in qualche modo ridotti e adattati alle peculiarità del display.

Lo stesso dicasi per le altre applicazioni predefinite, mentre un discorso diverso vale per quelle dell'Android Market. Ce ne sono di ogni tipo e genere; tutti i software sono liberamente scaricabili dato che la maggiore parte è gratuita. Google non pone limiti: chiunque può inserire nel catalogo la propria applicazione e stabilire il prezzo, nessun vincolo in stile Apple. Anche in questo contesto si conferma la volontà di continuare a sviluppare una piattaforma aperta, attributo su cui il gigante di Mountain View ha puntato l'attenzione fin dall'inizio. Una scelta che ha pagato; questo primo contatto con Android ne è la dimostrazione. Il sistema operativo funziona con una tale fluidità ed è talmente efficiente che dovrebbe fare invidia ad altre piattaforme ben più anziane.
Sotto il punto di vista del supporto touch, ma non solo, l'attuale versione di Windows Mobile ha ancora da imparare. Htc poi ci ha messo del suo: il G1 offre anche una tastiera Qwerty completa e a scomparsa sotto al buon display. Questo strumento è fondamentale per la messaggistica, anche se c'è la classica tastiera virtuale.

In ultima analisi, i limiti che si possono trovare a questo primo Googlefonino sono, per dirla tutta, quasi tutti a livello hardware. Il dispositivo ha solo il connettore Usb per cuffie, connessione al Pc e ricarica batteria, una scelta poco condivisibile. Inoltre, il display touchscreen non è sempre rispondente come ci si aspetterebbe e la batteria ha una durata molto limitata quando si opera sulle reti Umts/Hsdpa. Sul fronte software va citata la pesante mancanza di un supporto multimediale sviluppato paragonabile ai sistemi operativi alternativi. Per esempio, manca un player e la fotocamera digitale, con il relativo software di gestione, sono meno avanzati di quanto ci si possa aspettare. L'impressione è che Google si sia concentrata molto sul fronte della produttività, della navigazione (Web e satellitare con l'antenna Gps integrata) e della connettività. Le porzioni rimanenti sono affidate alla buona volontà degli sviluppatori. E poi è sembrata una piattaforma ancora in cerca di una sua maturità e identità. Vale a dire che deficita di quella esperienza sul campo che aiuterà a farla crescere. Sono le impressioni che si hanno dopo un po' che lo si usa... finché, a un certo punto, diventa tutto chiaro.

Android è il pretesto per rendere mobili tutti i servizi di Google. Inutile cercare un confronto con gli altri sistemi operativi che hanno tutto residente. Non è in quel senso che andranno i GPhone attuali e del futuro. Certo, il sistema operativo dovrà fornire alcune funzioni e strumenti che gli utenti, almeno nella prima fase, sono abituati ad avere sul telefonino. Ma quello che Android non dice apertamente è che tutti i servizi di Google sono così simili alle versioni per computer (i quali hanno perso senso se non forniscono accesso al Web) perché lo scopo della piattaforma è avere tutto con sé, sempre e comunque ed esattamente come lo si conosce già. Un obiettivo perseguito da tantissimi produttori per diversi anni: da Nokia a Microsoft, non ultima Apple con le difficoltà annesse a MobileMe. Solo che i Googlefonini sono già capaci di farlo e senza troppi sforzi. Questa è la direzione di sviluppo che propongono: molto orientata al futuro, in direzione di una Internet davvero Mobile. Ci sono le tecnologie di connessione, ora c'è anche una piattaforma che funziona, anche se ben presto se ne aggiungeranno altre, e l'ecosistema risponde positivamente e altri produttori presto si affiancheranno a Htc. Non mancheranno le evoluzioni future: dalla push e-mail ai servizi basati sulla localizzazione. In Italia già molte aziende sono impegnate nello sviluppo, come per esempio Scube New Media che sta valutando i servizi Lbs (Location Based Service) per Android. E non abbiamo ancora una misura del volano rappresentato dai netbook: presto (si dice) il sistema operativo di Google approderà su questi dispositivi. A questo punto avrà il vento in poppa.