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mercoledì 5 novembre 2008

In gara i "mostri" del videogame tutti in Germania, anche gli azzurri

L'Italia, 13esima nel ranking mondiale, a caccia di piazzamenti.
Jaime D'Alessandro

Saranno oltre ottocento, provenienti da settantotto nazioni differenti. I migliori giocatori, o meglio videogiocatori, al mondo. Quelli che l'hanno spuntata durante le qualificazioni nei loro Paesi e che ora sono pronti a combattere per aggiudicarsi il mezzo milioni di dollari di montepremi messi in palio ai World Cyber Games. Le cosiddette olimpiadi dei giochi elettronici che, dopo aver fatto tappa a Seul, San Francisco, Singapore, Monza e Seattle, quest'anno sbarcano in Germania.

Cinque giorni di scontri all'ultimo pixel, dal 5 al 9 novembre, ospitati nel centro congressi Koelnmesse di Colonia affacciato sul Reno. Quattordici le discipline previste, quattro delle quali sono su console, le restanti su pc. Si vai da videogame di calcio come Fifa, alle corse automobilistiche di Need for Speed o Project Gotham, ai match di arti marziali di Virtua Fighter, fino agli "sparatutto" stile Halo o il vecchio Counter Strike, ai titoli di strategia sul genere di WarCraft, Age of Empires, Command & Conquer.

E fra gli 800 atleti virtuali ci sono, ovviamente, anche gli azzurri. Quattordici ragazzi che a Colonia difenderanno i colori italiani cercando di conquistare qualche medaglia e premi relativi. Attualmente, in base alle edizioni passate dei Wcg, la nostra nazionale è tredicesima in classifica. Preceduta da Taipei e Inghilterra e Spagna, ma subito prima di Svezia, Bulgaria e Ucraina. In cima i soliti coreani, statunitensi e tedeschi che si alternano alle prime tre posizioni.

Quest'anno però abbiamo alcuni giocatori che potrebbero davvero fare la differenza. Lorenzo "Lo7" Castelli ad esempio, astro nascente nel videogame Guitar Hero, e poi Carlo "Cloud" Giannacco e Valerio "DuCcio" Affuso che hanno ottenuto in passato piazzamenti importanti a livello europeo e internazionale.

Ma sarà dura farsi largo nel delirio di tornei fatti di duelli adrenalinici, partite mozzafiato, scontri a fuoco (virtuale, s'intende) a squadre che da sempre caratterizzano i World Cyber Games fin da quella prima edizione svoltasi nel 2001. Uno spettacolo pensato e voluto in Corea del Sud dove, caso più unico che raro, i giocatori importanti sono pagati quasi quanto i calciatori e le loro partite trasmesse in prima serata. Fenomeno eccezionale o eccessivo, a voi la scelta, che però ha contagiato nel tempo anche altre nazioni. L'Asia intanto, dalla Cina all'India fino alla Thailandia al Bangladesh e allo Sri Lanka. Ma anche buona parte dell'America del Sud, il Caucaso e uno sparuto gruppo di nazioni africane guidate da Nigeria, Camerun e Egitto. Oltre ovviamente all'Europa, Stati Uniti e i restanti Paesi sviluppati.

Del resto l'e-sport, come ormai vengono chiamate le competizioni su terreni virtuali, è alla portata di tutti o quasi. E tutti possono competere ad armi pari, poco importa se la città d'origine è Rio, Singapore o Milano. Basta solo avere accesso a un computer o una console.