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giovedì 18 ottobre 2007

La camera bianca

Kroll Ontrack apre in Italia una camera bianca per il recupero dati
Secondo Gartner, il 5% dei laptop si rompono nel primo anno di vita, il 12% al quarto anno. A decidere di non funzionare più sono soprattutto display e hard disk. Una calamità, visto che sull'hard disk risiedono i dati; l'esempio vale per i laptop e gli hard disk, ma vale anche per tutti i dispositivi dotati di un qualsiasi sistema di storage. Importante è, in caso di crash, non dare un addio definitivo ai dati, perché il modo per recuperarli c'è eccome. Addirittura nell'80% dei casi e oltre, come sottolinea Paolo Salin, country manager di Kroll Ontrack Italia, società americana attiva nel campo del recupero dei dati e nelle attività "cugine" di computer forensics. Da quanto detto sinora, si evince facilmente che il danno riguarda soprattutto l'hardware (più del 60% dei casi, guasto, problema elettromeccanico, danneggiamento), ma il 40% può essere dovuto a un danno logico: errore del software o errore umano, problemi di parità (esempio, disco Raid), cancellazioni e formattazioni, virus, la struttura dei dati che va nel pallone. Le attività di Kroll Ontrack consistono di tre fasi: la consulenza innanzitutto: il cliente chiama e dopo un po' si vede recapitare un'offerta scritta con tempi e costi di massima. Segue la prognosi, in cui vengono determinati i file recuperabili e il costo effettivo. "Il cliente paga una piccola cifra per la prognosi, dopodiché può decidere se continuare o no". Infine, le attività di recupero e restituzione dei dati sul supporto indicato dal cliente.

La grande sfida per Kroll Ontrack è l'evangelizzazione. "Perché è un mercato dominato da esigenze inespresse", speiga Salin. Come dire, molte aziende non sanno neanche che il dato può essere recuperato e tornare fruibile.
La spiegazione del fenomeno sta in due dati riguardanti l'Italia, che pure rappresenta per Kroll Ontrack il quarto mercato della regione Memea: il 50% degli operatori It non usa né offre soluzioni di recupero dati, la domanda latente è stimata in oltre 5 milioni di euro. Un mercato appetibile, dunque, ma estremamente polverizzato: basti pensare che nel mondo competono con Kroll Ontrack due sole realtà di una certa consistenza, una statunitense, l'altra canadese, e poi c'è una galassia infinita di piccoli e piccolissimi.
Su questi, con l'espansione del mercato, si dovrebbe abbattere la scure di una forte selezione naturale. Anche perché l'attività è delicata e occorrono conoscenze e investimenti in R&S significativi. Già, perché il recupero dei datti avviene in una camera bianca: Kroll Ontrack ne ha 12 sparse in Europa, la tredicesima è stata inaugurata di recente a Fenegrò, in provincia di Como.

La camera bianca è un ambiente di lavoro in cui si limita fortemente la presenza di particelle in sospensione, il livello di purezza dell'aria viene misurato con un indicatore di classe.
Ebbene, per poter operare su supporti hardware i tecnici di Kroll Ontrack lavorano in camere bianche di classe 100, nelle quali sono ammesse non più di 100 particelle di polvere di diametro superiore a 0,5 millesimo di millimetro per piede cubico d'aria. "Disporre di una camera bianca è la condizione minima per affrontare un recupero di dati", afferma Salin; ma servono anche software specialistici (esclusivamente proprietari), personale qualificato, processi e procedure codificati, accesso a parti di ricambio, nicchie di competenza su ogni singolo aspetto del processo, e R&S costanti.

"Tutte cose che la nostra società è in grado di fare". Da qui, secondo Salin, quell'80% di casi risolti, grazie anche ai service partner, che costituiscono il 60% del mercato, un 10% in meno del settore corporate, mentre per il segmento prosumer non esistono dati attendibili. In Italia, la società si prefigge di crescere del 20% l'anno per i prossimi quattro anni, facendo diventare effettiva la domanda inespressa e consolidando la quota di mercato. Anche grazie alla nuova camera bianca di Fenegrò.