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sabato 12 dicembre 2009

Downloading, streaming e file sharing p2p: reperimento illegale di materiale audio-video e consapevolezza dei rischi"




I PUNTI CHIAVE DELLA RICERCA EUROMEDIA/IULM PER UNIVIDEO


Metodologia
L'indagine ha utilizzato sia una quantitativa, con interviste telefoniche a un campione di 1.000 persone rappresentativo della popolazione italiana con età compresa tra i 15 e i 50 anni (quasi metà del totale) sia due qualitative: la prima, attraverso interviste face to face a 50 centri assistenza su tutto il territorio nazionale; la seconda è stata direttamente condotta dal prof. Matteo G. Brega sulla base dei risultati della ricerca quantitativa ed ha previsto tre sessioni di focus group per approfondire il tema della consapevolezza dei rischi legati al download illegale e la capacità degli utenti di affrontarli.

Alta presunzione di abilità informatica, ma l'incompetenza è la prima causa di guasti al PC
Un primo dato importante è che il 79,8% degli italiani fra i 15 e 50 anni si ritiene piuttosto abile nell’uso del PC (per le donne la percentuale sale addirittura all'81,8%).
Eppure i centri di assistenza dichiarano che la principale causa di guasti al computer è l’incompetenza degli utenti mentre i focus group rivelano che di fronte a una situazione problematica solo il 13% degli intervistati è in grado di gestire e risolvere il problema da solo. (Torta1 e Tabella1)

Fra i 15 e i 50 anni quasi uno su due reperisce materiali audiovisivi in rete
Gli italiani fra i 15 e 50 anni usano il PC per lavorare (61%), ma anche per intrattenere “relazioni sociali” (60,2%) via mail, chat o attraverso i social network.
Solo il 28,1% dichiara di usarlo per cercare materiale audio-video; tuttavia, sottoposto ad altra domanda, la percentuale di intervistati che dichiara di aver scaricato personalmente materiale audiovisivo dalla rete sale al 38,2% e si registra anche un 7,5% del campione che “commissiona” questa operazione a parenti o amici più esperti il reperimento di file audio-video: complessivamente, perciò, il 45,7% del campione.
La preferenza, rispetto ai contenuti, va ai file musicali (86%) e, per la modalità di acquisizione, al downloading (rispetto ad altre modalità di “acquisizione” quali il file sharing, il peer to peer e lo streaming), anche legale. (Torta2 e Tabella2)

Downloading illegale: consapevolezza dei rischi, ma "a me non succede"
Il 95,7% di chi scarica personalmente dalla rete sembrerebbe consapevole dei possibili rischi legati al downloading illegale, ma in realtà solo il 73% se ne preoccupa effettivamente quando scarica dei file (Torte 3 e 4) e il rimanente 27% non se ne preoccupa affatto, dichiarandosi sicuro soprattutto perché confidente nell'efficacia dei propri antivirus (43,3% dei sicuri, cfr. Tabella1).
I focus group confermano che, al di là delle consapevolezze teoriche, prevale un atteggiamento di sottovalutazione del rischio e di fiducia nella propria "attrezzatura di difesa".
Salvo poi scoprire dai centri di assistenza che gli antivirus dei PC non vengono costantemente aggiornati e che i virus scaricati dalla rete per effetto del downloading indiscriminato rappresentano la seconda causa di guasti al PC, anche se quasi mai dichiarata e ammessa.

I principali danni al PC prodotti dal downloading illegale
Virus e cavalli di Troia introdotti dal downloading illegale provocano il blocco del sistema operativo, la "sconfigurazione" dei programmi e l'impossibilità di aprire file e di connettersi a internet.
Sono questi i problemi più frequenti registrati per le componenti software dai centri di assistenza; ma nei focus group la maggior parte dei downloader ritiene che i virus non danneggino il software e se portano il computer a riparare è perché "inspiegabilmente non funziona più".

I dati personali e la privacy, un rischio altamente sottovalutato
Quanti sono quelli che sanno che il downloading illegale mette a rischio i propri dati personali, come password e codici di accesso bancario, carte di credito e fotografie? A parole un buon 60,5%. Ma anche in questo caso la discreta fiducia espressa verso gli antivirus installati nel proprio PC (20,5%) e una generale confidenza nelle proprie abilità sono sufficienti a non scoraggiare il ricorso a questa pratica (Torta5).

La situazione cambia radicalmente quando, come accaduto in uno dei focus group, si viene messi di fronte a cosa davvero può accadere alle nostre più banali azioni quotidiane sul PC, grazie a una semplice simulazione. E' stato installato un software keylogger capace di nascondersi tra le cartelle del computer; questo ha richiamato, dopo che il computer era stato spento e riacceso, le frasi precedentemente scritte dai partecipanti su file non salvati e che perciò essi credevano "distrutte".

E' bastato questo semplice esperimento e l’atteggiamento dei partecipanti si è completamente capovolto: gli utenti che continuano a ritenersi esperti precipitano al 10% e dall’iniziale sottovalutazione dei virus si passa addirittura a una sopravvalutazione delle minacce connesse al downloading di file, sia per il proprio computer sia per la propria riservatezza e vita privata.

Quanto costa il download illegale?
Proiettando le percentuali di downloader emerse dalla ricerca sul totale degli internauti - 22.200.000 individui, pari al 37% della popolazione, secondo i dati dell'Osservatorio Permanente dei Contenuti digitali - e riferendole ai soli "sicuri di sé" (80%), presumendo che solo la metà delle riparazioni del PC si renda necessaria per effetto di questa pratica illegale, si può stimare che ogni anno si spendano in Italia 405.816.000 euro per rimediare i danni del downloading illegale.

Non è invece possibile ad oggi quantificare il danno prodotto dalla violazione della privacy e dall'appropriazione di dati o documenti sensibili, ma è evidente che in questo caso il danno, sia economico sia morale, si innalza esponenzialmente.

Per ulteriori informazioni:
UNIVIDEO Unione Italiana Editoria Audiovisiva
Ufficio Stampa Univideo
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Paola Lazzarotto – Angela Arena – Mariangela Cecchi
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