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venerdì 6 febbraio 2009

«Scaricare senza pagare è giusto»

E' questa la provocatoria tesi del libro di Luca Neri, «La Baia dei Pirati, assalto al copyright»


Alessandra Farkas

NEW YORK (USA)«I principi su cui si basa il copyright sono obsoleti, dannosi, incompatibili con il fiorire della libera comunicazione elettronica. Ergo: scaricare senza pagare – musica, film, software, videogame, libri – è non solo giusto, ma anche necessario per la democrazia».
E’ questa la provocatoria tesi di «La Baia dei Pirati, assalto al copyright», il libro di Luca Neri in uscita da Cooper che verrà presentato giovedì a Linea Notte di Antonio di Bella, dopo il TG3 di mezzanotte.

INCHIESTA - Neri, giornalista e consulente informatico nato a Firenze ma trapiantato a New York – ha svolto un’inchiesta capillare di un anno nel mondo dei corsari della rete fra Italia, Stati Uniti e Svezia. Scopo: cercare di capire come mai, nonostante leggi sempre più severe, la violazione del copyright è un fenomeno ormai inarrestabile. Il presunto materialismo dei giovanissimi, avvezzi ad avere tutto e subito, questa volta non c’entra. «Ho individuato l’emergere di una nuova ideologia collettiva», racconta Neri, «Che inneggia al saccheggio della proprietà intellettuale come atto di disubbidienza politica e civile». La maggior parte dei pirati da lui intervistati sono attivisti, nipoti del ‘68 e figli dei No Logo. «Da non confondersi con i criminali informatici», tiene a precisare, «che oggi sono spesso legati alla malavita organizzata».

SVEZIA - La sua inchiesta è partita dalla Svezia, 9 milioni di abitanti su un territorio una volta e mezza l’Italia, uno dei paesi tecnologicamente più avanzati al mondo. E’ qui che nasce il movimento di giovani corsari informatici che rivendicano il diritto a scambiarsi qualsiasi tipo di materiale digitale, liberamente e gratuitamente. Il loro motto: abolire il copyright, figlio della rivoluzione industriale e quindi fuori dalla storia, perché nell’era di Internet lo scibile umano dev’essere accessibile a tutti. Nel 2003, due anni dopo la chiusura di Napster imposta dalle autorità americane nasce Piratbyrån: una dozzina di ragazzi svedesi tra i 20 e i 30 anni, decisi a sfidare il protezionismo dei copyright made in Usa. Il gruppo lancia thepiratebay.org, un sito peer-to-peeer dove chiunque e da ogni angolo del mondo può scaricare gratuitamente film, musica, libri, videogiochi.

IN PARLAMENTO – Due anni più tardi, dietro forti pressioni dell’ambasciata Usa a Stoccolma, il ministro degli Interni svedese fa intervenire la polizia che sequestra tutto il materiale e oscura il sito. Il resto è storia. «Il putiferio scatenato sui media fu enorme», incalza Neri, «Con l’aiuto dell’intera comunità informatica svedese, i pirati riaprirono i battenti nel giro di due giorni». Ormai sono diventati eroi, in patria e all’estero. Alle elezioni svedesi di quell’anno il neonato Partito Pirata riesce a raccogliere un numero di iscritti superiore a quello dei Verdi, partito fondato ben 15 anni prima. Oggi è popolarissimo nelle scuole e ha succursali in vari paesi europei, tra cui Spagna e Italia. E il futuro? «Per fare crollare l’impalcatura basterebbe che un solo paese abolisse il copyright», replica Neri, «Se la Svezia farà da battistrada, l’Ue le andrà dietro e gli Usa a quel punto non potranno fare la guerra a tutta l’Europa».

ITALIA - Il 10 agosto 2008, su richiesta del Pm Giancarlo Mancuso, il giudice di Bergamo Raffaella Mascarino emette un ordine di oscuramento contro Piratebay, vietando a tutti i service provider della penisola di collegarvisi. «Fu una mossa di censura alla cinese», afferma Neri, «Anche se l’ordine fu più tardi revocato, in Italia il gruppo resta iscritto nel registro degli indagati».Eppure persino Roberto Maroni è un fan sfegatato del downloading. Due anni fa, rispondendo alla domanda di un giornalista «la musica la compra o la scarica da Internet?» il dirigente leghista oggi Ministro dell’Interno fu chiaro: «La scarico illegalmente, è ovvio. Non sono mica come Bono degli U2 che fa grandi proclami per la pace nel mondo e contro lo strapotere delle multinazionali e poi si compra le azioni di Microsoft o di Forbes, così diventa ricco. Io sono per la libera scaricabilità della musica». «Sa che è un reato, vero?», gli chiese a questo punto l’intervistatore. «Eccome”, replicò Maroni - è per questo che mi autodenuncio e spero che ci legga qualcuno della Guardia di Finanza. Così, finalmente, il caso finisce in Parlamento».