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mercoledì 11 febbraio 2009

Germania, "cybersoldati" per le guerre sul web

La rivelazione dello Spiegel: nella caserma di Tomburg 76 militari addestrati a combattere pirateria informatica e attacchi alle reti del Paese e della Nato



Andrea Tarquini

BERLINO -
Portano la divisa della Luftwaffe o dell'esercito federale, hanno un look da addestramento perfetto, spesso i capelli tagliati a spazzola o i baffi alla prussiana. Sono il corpo scelto più supersegreto di tutta la Bundeswehr, l'esercito tedesco, e si preparano a una guerra di tipo nuovo, finora quasi sconosciuto.
Nella loro centrale alla caserma Tomburg a Rheinbach non lontano da Bonn e in altri edifici ben protetti, si addestrano a combattere. Ma non con caccia Eurofighter o carri armati Leopard 2 contro nemici reali, altrettanto bene armati, su veri campi di battaglia o in duelli nei cieli. No, si preparano alla guerra virtuale.

La minaccia di attacchi massicci di sabotaggio dei sistemi web della Germania e degli altri Stati Nato, ritiene il governo tedesco, è ormai un pericolo da prendere sul serio come il terrorismo.
Lo racconta il settimanale Der Spiegel che al segretissimo tema ha dedicato un lungo reportage. Il pericolo è tale, sottolineano fonti militari tedesche, che i loro commilitoni del Pentagono, per descriverne le dimensioni, già parlano di "Pearl Harbor elettronica", di "11 settembre digitale", o di un "Cybergeddon", gioco di parole tra Armageddon e la cibernetica.

Alla caserma Tomburg sono attivi 76 guerrieri internettiani di Berlino. Il comandante del corpo di combattenti virtuali online è il generale di brigata Wilhelm Kriesel. Secondo il settimanale egli avrebbe agli ordini quasi seimila uomini in tutto, e il suo corpo speciale "funziona già come una specie di servizio segreto".

La Germania è uno dei primi paesi Nato a creare un'unità operativa di soldati internettiani. Gli Usa vogliono investire miliardi in programma nazionale di difesa cibernetica, i servizi d'intelligence di molti paesi atlantici ci lavorano. Sono sicuri che come ai tempi della guerra fredda i nemici più pericolosi vengono, oggi come ieri, da est, dalla Russia i cui pirati informatici, vicini a quanto si dice al potere, hanno condotto - in momenti di grande tensione politica con l'Estonia, poi durante la guerra contro la Georgia - attacchi online che hanno paralizzato sistemi di rete del governo e delle banche e di altre istituzioni prima nella repubblica baltica, che appartiene a Unione europea e Nato, poi nello Stato guidato dal controverso presidente Mikhail Saakashvili.

Per i guerrieri internettiani tedeschi (a differenza dei loro presunti avversari oggi russi o cinesi, e domani chi sa, forse terroristi, che hanno mano libera) la situazione non è giuridicamente facile. Il governo federale prepara una legge che regolarizzi la loro posizione, definendoli in sostanza come una specie di equivalente della difesa contraerea nel mondo virtuale. Ma il quadro legale generale in Germania è severamente garantista, come si è visto con le durissime polemiche scatenate in un campo totalmente diverso dalla Difesa nazionale. E cioè dalla determinazione del ministro dell'Interno, Wolfgang Schaeuble (Cdu) di estendere i poteri di controllo della polizia sui computer di privati e aziende in funzione di vigilanza contro criminalità e terrorismo.

La missione dei guerrieri internettiani del generale Kriesel è del tutto diversa: difendersi da attacchi dall'estero, quindi non prendere di mira concittadini. Ma in teoria, secondo der Spiegel, leggi in vigore dal 2007 li punirebbero - in caso di verdetto di colpevolezza per tentativi di attacco a reti web straniere, o accusa di sabotaggio internettiano - con condanne fino a dieci anni di reclusione.

I guerrieri internettiani e i loro comandanti però analizzano inquieti e allarmati, insieme ai colleghi di altri stati maggiori Nato, le conseguenze degli attacchi online subiti da Estonia e Georgia: paralisi dell'attività web del governo e delle banche, gravi danni al funzionamento di istituzioni ed economia. A quale paese occidentale, si chiedono, toccherà subire il prossimo Blitkrieg online? Il nemico è invisibile e lontano. Specie la Cina, dicono i soldati digitali dell'Occidente, sta conducendo una velocissima "corsa agli armamenti internettiana". Due anni fa, alcuni server della provincia cinese di Lanzhou hanno attaccato la cancelleria federale e diversi ministeri tedeschi tentando di infettarli con programmi dannosi. Gli uomini di Kriesel dovrebbero far funzionare la loro "contraerea internettiana" ricorrendo, come si fa in ogni guerra, alle stesse armi e tattiche dell'avversario. Insomma, se von Clausweitz (il padre degli studiosi sui conflitti moderni) definiva la guerra "prosecuzione della politica con altri mezzi", oggi gli attacchi su Internet sono la prosecuzione della guerra fredda o calda con altri mezzi, con le dimensioni nuove offerte dalla rete. E in alternativa a guerre nucleari che comunque distruggerebbero il mondo, le guerre internettiane possono diventare sempre più le guerre del futuro per annientare il funzionamento e i gangli vitali della potenza avversaria senza sparare un colpo nel mondo reale. Oppure affiancare guerre reali con guerre-lampo sul web.