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martedì 2 dicembre 2008

Agcom, ultimatum a Telecom "Super banda larga per tutti"

L'autorità garante delle comunicazioni ha chiesto all'azienda di fare "sostanziali integrazioni" agli impegni presi per la sua rete presente e futura. In modo che anche gli altri operatori possano offrire connessioni a 50 o a 100 megabit al secondo.

La banda larga del futuro, oltre i 20 megabit dal 2009, sarà una rete a cui anche i concorrenti di Telecom Italia potranno accedere. E così potremo avere un ampio spettro di offerte alternative, a 50 o a 100 megabit al secondo. È questa l'idea che si è affermata oggi: Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) ha chiesto a Telecom di fare "sostanziali integrazioni" agli impegni che quest'ultima ha presentato, per la sua rete presente e futura.

Tra le varie cose, spicca la soluzione a un nodo che l'Italia si trascina da anni: l'Ngn (Next generation network), cioè la rete a banda larghissima che Telecom sta costruendo e su cui dovrebbe partorire le prime offerte l'anno prossimo, nelle principali città italiane.

Telecom si è battuta a lungo per non avere obblighi sull'Ngn. Il che significava: se il concorrente vuole usare la mia rete, per dare all'utente i 100 Mbps, deve sottostare ai miei prezzi e ai miei tempi, senza vincoli imposti dall'alto. Agcom oggi ha negato questa strada. In sostanza, ci sarà un'offerta all'ingrosso (così come avviene ora con l'Adsl), anche per la fibra: i concorrenti accederanno alla nuova rete in base a un listino i cui prezzi non saranno liberi ma regolamentati dall'Autorità. E a formulare quest'offerta all'ingrosso sarà la divisione Open Access (dove confluirà la rete di Telecom), sotto la vigilanza dell'Autorità. Il tutto però - questa è una concessione a Telecom - "solo nelle zone dove troveremo che Telecom Italia è l'operatore dominante anche sulla fibra. Non ci saranno questi obblighi per quelle città dove i concorrenti hanno, sulla fibra, una quota di mercato maggiore", dice a Repubblica.it Stefano Mannoni, consigliere Agcom.

Telecom dovrà inoltre condividere il proprio patrimonio di infrastrutture passive (cavidotti, canaline), per l'uso degli altri operatori, in tutte le zone d'Italia.

Certo, adesso la palla passa a Telecom, che potrà decidere se inserire queste modifiche nei propri impegni oppure rigettarle. La strada sembra però ormai tracciata in questo senso, dopo la presa di posizione odierna. "Confido che Telecom accetti le modifiche. Vengono non solo da noi, ma seguono una raccomandazione della Commissione Europea, con cui ci siamo consultati in questi giorni", dice Mannoni.

Sono davvero numerose le integrazioni agli impegni, chieste a Telecom. Molte vanno nella direzione di rendere Open Access più vicina al modello inglese. E quindi: maggiore indipendenza dal resto di Telecom, maggiore capacità di controllo da parte di Agcom. "In virtù di quanto abbiamo richiesto ora, Telecom non potrà più cambiare Open Access a proprio piacimento, ma dovremo valutare noi ogni modifica", dice Mannoni.

Ci saranno anche due nuovi strumenti di controllo, che l'Agcom istituirà con il concorso di tutti gli operatori: un organismo per risolvere le controversie relative all'accesso alla rete Telecom; un comitato Ngn per risolvere problematiche tecniche e organizzative riguardanti il passaggio alle nuove reti. Altre integrazioni mirano a rendere davvero paritario l'accesso alla rete Telecom, mettendo i concorrenti sullo stesso piano dell'ex monopolista.

C'è poi una stoccata a favore direttamente dei consumatori: Agcom chiede a Telecom di semplificare le proprie strutture, per risolvere con rapidità i contenziosi con gli utenti che si trovano mega bollette a causa di servizi a sovrapprezzo.

Agcom, insomma, sta togliendo a Telecom una parte del potere che quest'ultima voleva trattenere a sé, nella gestione della rete.

Nelle prossime ore, le reazioni. Tra l'altro, bisognerà vedere se i concorrenti saranno soddisfatti delle modifiche. Gli operatori alternativi hanno condotto infatti una battaglia, nei mesi scorsi, bollando come inadeguati gli impegni presentati da Telecom.

Certo è che questo fine 2008 è cruciale per il futuro delle telecomunicazioni nazionali: si sta definendo il quadro regolamentare che ci porteremo dietro per i prossimi 5-10 anni. Influirà sulla capacità dell'Italia di recuperare il ritardo con gli altri Paesi europei, sulla via dello sviluppo. Un passo falso adesso ci condannerebbe all'arretratezza.