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sabato 19 aprile 2008

La baia dei blog pirata

Se volete aprire un blog, da oggi potete utilizzare un nuovo servizio. Si chiama BayWords ed è stato lanciato niente poco di meno che dai fondatori di The Pirate Bay, il celebre portale svedese di file BitTorrent che negli scorsi anni ha aiutato gli utenti di Internet a scaricare liberamente milioni di film, videogiochi, brani musicali, provocando le ire delle major discografiche, dell’industria di Hollywood e anche di Prince.

Basato sulla piattaforma tecnologica di Wordpress e dotato per ora solo di funzionalità base, BayWords nasce sventolando il vessillo di primo servizio di blogging totalmente contrario alla censura. “Molti blog vengono chiusi per la presenza di pensieri e idee sconvenienti”, si legge sulla homepage. “Noi non ci comporteremo così. Il nostro obiettivo è di proteggere la libertà d’espressione e i vostri pensieri. Finché sul vostro blog non infrangerete le leggi svedesi, noi lo difenderemo”.

E le leggi svedesi, come è noto, sono assai permissive. Lo dimostra la sopravvivenza stessa di The Pirate Bay, che nonostante l’incessante raffica di denunce e processi a suo carico per violazione di copyright (l’ultimo dei quali in corso in questi giorni), è tuttora uno dei siti di riferimento per la distribuzione online di contenuti multimediali, con un’efficacia e una visibilità tali che a volte sono gli stessi autori a utilizzarlo per diffondere le proprie opere.

L’apertura di BayWords segue quella di BayIMG, un servizio di hosting fotografico che permette agli utenti Web di caricare e condividere immagini online (ovviamente senza problemi di censura o di copyright, ma sempre rispettando le già citate leggi svedesi). Nelle prossime settimane è atteso anche un sito per i video (BayVideo?) in un percorso che sta lentamente trasformando The Pirate Bay in una sorta di Google dell’Internet corsara, con la benda sull’occhio e gli uncini sempre più ramificati.

Anche per combattere la censura, però, evidentemente servono un po’ di soldi. E infatti sulla prima pagina di BayWords si ammette che prima o poi i blog verranno accompagnati da annunci pubblicitari, per coprire le spese del servizio. I guadagni andranno tutti alla Baia o verranno spartiti con i singoli autori dei blog? Non c’è scritto, ed è quindi legittimo il sospetto che sia valida la prima ipotesi.

Il problema della censura su Internet e nella fattispecie il tentativo di tappare la bocca alla blogosfera non è comunque uno scherzo. Avere tutte queste voci che chiacchierano, commentano e pubblicano foto e video di proteste e rivolte, viene visto da molti come un fastidio. Soprattutto dai governi. In paesi come Egitto, Iran e Cina, i casi di blogger imprigionati per i loro messaggi online sono piuttosto frequenti. Basta dare un’occhiata alla pagina che Reporters Sans Frontières dedica alla battaglia per la libertà d’espressione online per farsene un’idea.

In genere le maggiori piattaforme di blogging sembrano garantire un livello più che soddisfacente di libertà. Magari intervengono laddove è in ballo il copyright (cosa che quelli di The Pirate Bay presumibilmente non faranno mai), ma difficilmente operano forme di censura. Tuttavia, non sono stati rari in passato i casi di controversi accordi tra i big dell’informatica e i governi locali che hanno comportato restrizioni ai diritti dei cittadini (e i big dell'informatica sono spesso anche proprietari di popolari servizi di blogging, vedi Google con Blogger o Microsoft con Live Spaces).

Con BayWords, non dovrebbero esserci di questi rischi. Visto il loro storico e irriverente atteggiamento nei confronti dell'autorità costituita (tranne quella svedese, of course), ne passerà di tempo prima che i pirati scandinavi siedaPubblica postno a un tavolo per trattare con le istituzioni (cinesi, egiziane o americane che siano). Fino a quel giorno, BayWords potrebbe rimanere davvero un’isola… anzi, una baia… di totale libertà.

Letto su LASTAMPA.it