Cex.io

BuyBitcoinswithCreditCard

sabato 20 ottobre 2007

«La fine della rete»

Da Quotidiano.net
Tutti presi come sono a salvare la loro poltrona e quello dello sterminato governo monstre che Romano presiede - per quantità di ministri, viceministri, sottosegretari, portaborse, s'intende - Prodi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'editoria, ne hanno pensata un'altra delle loro. Il 12 ottobre scorso, con approvazione unanime dei ministri presenti, è stato varato il disegno di legge Prodi-Levi, che, se varato in toto, metterebbe il bavaglio a Internet.
Chiunque abbia un blog o un sito, deve registrarlo al registro delle Autorità delle Comunicazioni con tanto di bollo, certificati e altre pratiche burocratiche, specialità della nostra repubblica delle banane. Non solo: vige l'obbligo di avere una società editrice e un direttore responsabile iscritto all'Albo dell'Ordine. Come annota Beppe Grillo, la proposta di Levi limita di fatto l'accesso alla Rete, soprattutto ai ragazzi e alle ragazze che l'intendono come strumento di libertà e non di oppressione burocratica.

Da Corriere.it
«Non finiscono mai di provarci — scrive Valentino Spataro, su civile.it —. Potessero, chiederebbero la carta d'identità a chiunque parli in pubblico». E Paolo De Andreis, su «Punto informatico»: «Questo disegno di legge è un errore macroscopico, frutto di ostinata ignoranza. Ma nessuno glielo contesterà». Sbagliava, almeno su questo punto, perché a difendere i diritti di Internet è scesa in campo la corazzata dei blog, Beppe Grillo. Con un post dei suoi, lapidario e apocalittico, che denuncia «il bavaglio dell'informazione» e annuncia «la fine della rete», nonché un suo eventuale trasloco «in uno Stato democratico».

Da Repubblica.it
Insomma: se una stretta ci sarà, questa si materializzerà solo tra molti mesi, dopo il passaggio parlamentare e dopo il varo del regolamento dell'Autorità. Ma nell'attesa vale la pena di preoccuparsi. Perché l'iscrizione al ROC - almeno nella formulazione attuale - non implica solo carte da bollo e burocrazia. Rischia soprattutto di aumentare le responsabilità penali per chi ha un sito.
Spiega Sabrina Peron, avvocato e autrice del libro "La diffamazione tramite mass-media" (Cedam Editore): "La vecchia legge sulle provvidenze all'editoria, quella del 2001, non estendeva ai siti Internet l'articolo 13 della Legge sulla Stampa. Detto in parole elementari, la diffamazione realizzata attraverso il sito era considerata semplice. Dunque le norme penali la punivano in modo più lieve. Questo nuovo disegno di legge, invece, classifica la diffamazione in Internet come aggravata. Diventa a pieno una forma di diffamazione, diciamo così, a mezzo stampa".
Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale.

Da Giornale.it
«Niente censure», giura Ricardo Franco Levi tra le proteste generali, nessun controllo di Stato su internet. «Il governo - spiega il sottosegretario alla presidenza - non ha alcuna intenzione di tappare la bocca alla rete, non ne avrebbe neppure il potere. Ha soltanto varato un disegno di legge per mettere ordine al settore. Una cosa è un ragazzo che apre un sito, un’altra chi pubblica un vero prodotto editoriale». Bavagli forse, no, ma intanto bolli, carte, registri, comunicazioni al Garante delle comunicazioni: In una parola: tasse.
Ovviamente è Beppe Grillo a guidare il fronte degli scontenti. «Palazzo Chigi ha approvato un testo per tappare la bocca a internet e nessun ministro in Cdm si è dissociato. La prova? La legge Prodi-Levi prevede che chiunque abbia un sito debba metterlo sul Roc dell’autorità delle comunicazioni, produrre certificati e pagare soldi anche se non lo fa a fini di lucro. Il 99 per cento del blog chiuderebbe. Il restante 1% risponderebbe, in caso di reato, di omesso controllo e incapperebbe negli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica, galera sicura. Se questa legge passa, sarà la fine della Rete in Italia. Io sarò costretto a trasferirmi in un Paese democratico».

Questa è la nuova libertà ...
Se questa la spacciano per democrazia: abbasso la democrazia ...