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giovedì 27 settembre 2007

Jobs sfida gli hacker dell'iPhone

Cosa farà Steve Jobs per contrastare gli assalti degli hacker al suo iPhone? Mentre procede lo sbarco in Europa dell'ultimo gioiello Apple, è finalmente arrivata l'attesa contromossa dell'azienda di Cupertino, anticipata da una diffida "amichevole", dell'azienda telefonica AT&T contro lo sblocco del telefonino: nessuna assistenza per chi ha manomesso l'iPhone, che addirittura rischia il blackout dopo l'aggiornamento in arrivo. Dichiarazioni che stanno togliendo il sonno a quanti hanno acquistato il telefono e lo stanno usando al di fuori degli Usa, dopo opportuna manomissione.
Nella dichiarazione di guerra del patron della Mela, in gioco c'è una posta non da poco: i soldi dei contratti stilati con AT&T, T-Mobile, O2 e tutti gli altri operatori che si accorderanno con Apple in futuro. Dunque non solo la sfida ad hacker e 'smanettoni' vari che hanno messo in rete software gratuiti (e anche metodi più 'cruenti'), per sbloccare l'iPhone. Ma c'è la stessa strategia di marketing dell'azienda americana.
In Inghilterra dal prossimo 9 novembre con l'operatore telefonico O2, l'iPhone sarà messo in vendita a 269 sterline, ovvero 387 euro. Il prezzo di vendita in germania, sarà invece di 399 euro, attraverso il network di Deutsche Telecom. Poi seguirà la Francia, con il supporto di Orange. Resta avvolto nella nebbia il capitolo Italia. L'accordo con Tim sembra stenti a decollare. Un gossip del sito Dagospia, nei giorni scorsi ha addirittura parlato di una clamorosa gaffe di Renato Ruggiero. L'amministratore delegato di Telecom Italia, che già aveva sbandierato come cosa praticamente fatta per la sua Tim l'esclusiva per l'iPhone sul mercato italiano, era stato invitato a Cupertino da Steve Jobs in persona per discutere gli ultimi dettagli e firmare il contratto. Solo che Renato Ruggiero all'appuntamento non ci è andato, mandando al suo posto Luca Luciani. Una sostituzione non gradita a Steve Jobs, che ha accolto il collaboratore di Ruggiero con aria distratta, gli ha fatto un paio di domande e lo ha rispedito al mittente. A mani vuote. Fin qui la ricostruzione di Dagospia.
Ma altri osservatori individuano problemi diversi. A rendere perplessa l'azienda italiana sarebbero alcuni problemi, uno dei quali legato proprio al fatto che il sistema di sicurezza dell'iPhone basato sulla SIM lock è già stato craccato in diversi modi. Insomma i gestori italiani vorrebbero la sicurezza che una volta messo in commercio, il telefono rimanga connesso alla loro rete.
A questo punto lo scontro con gli 'smanettoni' è inevitabile. Negli Usa Apple ha annunciato che non fornirà assistenza e supporto agli l'iPhone manomessi, via hardware o software, per essere utilizzati con operatori differenti da AT&T. La disposizione si applica, ovviamente, anche agli iPhone sotto garanzia. E già si parla di centri assistenza che hanno respinto al mittente alcuni telefoni.
Ma l'azienda di Cupertino ha deciso di andare oltre e ha dichiarato che il prossimo aggiornamento del firmware, atteso per questa settimana, potrebbe rendere completamente inutilizzabili gli iPhone modificati. "Non operiamo in maniera specifica per disabilitare i telefoni sbloccati", ha affermato il numero due dell'azienda Phil Schiller, spiegando, però che Apple non può essere ritenuta responsabile per i malfunzionamenti causati da software di terze parti.
Terrorismo psicologico? Per ora non è chiaro, così come non è chiaro se può mettere al riparo da questi rischi il ripristino totale del software di sistema, operazione che viene illustrata su alcuni siti ma piuttosto complicata. Nessuna preoccupazione, per ora, per l'installazione di software di terze parti che non riguardino le funzionalità di rete di iPhone, anche se Cupertino non ne garantisca il funzionamento con i futuri update.
E non è escluso che le contromisure di Steve Jobs si esauriscano qui. Secondo alcune indiscrezioni, Apple potrebbe ricorrere alla Digital Millennium Copyright Act, la legge che blocca i mezzi che possano essere usati per aggirare le misure di accesso ai lavori protetti dal diritto di copia. Ma qui i commenti si diversificano: alcuni esperti, infatti, ritengono che il DMCA abbia scoraggiato molti sviluppatori open-source, altri sostengono che questa legge scoraggerà solo i programmatori americani. e c'è chi sostiene che l'unica via sarebbe lo sviluppo costante di aggiornamenti software.
Una voce fuori dal coro è quella di Charles Miller, principale analista di sicurezza per l'Independent security evaluators: "I continui aggiornamenti non scoraggeranno gli hacker - sostiene - ma, anzi, li stimoleranno a un attacco più deciso". Miller, inoltre, è critico verso la politica di Apple contro l'open-source: gran parte del mercato, dice, è attratta dalla possibilità di sviluppare del codice per la personalizzazione del proprio dispositivo.